“La Sicilia e gli anni Cinquanta. Il decennio dell'autonomia” di Andrea Miccichè ricostruisce una stagione convulsa della storia siciliana, raccontando le trasformazioni dell’isola, le vicende politiche e le narrazioni di queste in funzione delle differenti sensibilità autonomistiche e dei loro obiettivi.
Una approfondita analisi dello Stato fascista, studiato nei suoi meccanismi essenziali e nei cambiamenti e nelle continuità che attraversò.
Vittorio Coco analizza la gestione eccezionale della pubblica sicurezza che ha contraddistinto diverse fasi della storia italiana.
«Che cosa chiedere alla storia?» Secondo Bloch la disciplina dello storico «è la scienza del cambiamento e, per molti aspetti, la scienza delle differenze».
Luciano Brancaccio analizza la storia dei clan di camorra come il risultato di un processo di formazione che agisce all’interno dei mercati.
La scuola italiana è profondamente cambiata nel tempo, ma non ha smesso di occupare un posto decisivo nel destino degli italiani.
Guido Pescosolido ricostruisce l’evolversi delle condizioni del Mezzogiorno e del ruolo da esso svolto nello sviluppo economico del Paese.
Per Roberto Contessi la scuola è classista nel senso che non riesce a colmare le differenze di partenza degli alunni, ad essere cioè un ascensore sociale.
Il testo di Barbagallo ha il merito di far riflettere su tempi e forme che hanno caratterizzato la formazione e l’evoluzione dello Stato nazionale italiano.
Fernand Braudel delinea l'economia preindustriale a livello mondiale, evidenziando la storicità che contraddistingue il capitalismo.
Renata De Lorenzo in “Borbonia felix” ricostruisce la fine del Regno borbonico, analizzandone le contraddizioni politiche ed economiche
Il testo di Daniel Smail, con la sua critica della scrittura come alba della storia, è parte del vasto moto che investe l'odierna storiografica.