La Rivista AREL racconta la vita e l’attività intellettuale, politica e sociale del suo fondatore Nino Andreatta.
Gianluca Passarelli delinea l’articolato sistema costituzionale e istituzionale attraverso cui si elegge il presidente degli Stati Uniti.
In “L’opinione dei moderni” Giulio Pignatti ripercorre il pensiero di Émile Durkheim per riscoprire il ruolo critico delle scienze sociali.
Francesco Clementi affronta la questione delle istituzioni, della loro crisi e delle ipotesi di una loro riforma.
La crisi del legame sociale e sui concetti di immaginario e integrazione, a partire dalle riflessioni di Durkheim e Castoriadis.
Giorgia Serughetti riflette sul concetto di società e sulla sua articolazione rispetto alla dimensione individuale.
Francesco Clementi ricostruisce la tormentata storia di una istituzione incompiuta e le sue potenziali prospettive di riforma.
Emma Petitti riflette sulla crisi delle forme della rappresentanza e su come ricucire questa frattura riconnettendo istituzioni e cittadini.
Aldo Schiavone invita a sviluppare un pensiero sull’uomo all’altezza del livello raggiunto dalla scienza e dalla tecnica.
Raffaele Alberto Ventura affronta la questione dello sviluppo occidentale, e della sua crisi, attraverso il concetto di “modernizzazione”.
In “La distanza democratica” Antonio Campati riflette sul ruolo dei corpi intermedi e sul rapporto tra rappresentanti e rappresentati.
Antonio Campati riflette sui temi emersi nel convegno di Polidemos: “Il futuro della democrazia italiana. Sovranità, media, partecipazione”.
Luca Verzichelli riflette sulle categorie che la scienza politica può dispiegare con la fine della narrazione sul tramonto delle ideologie.
Francesco De Biase presenta il percorso e gli obiettivi della “Carta Ri-mediare” per affrontare le problematiche della nostra società.
Luca Raineri approfondisce il colpo di stato in Niger e traccia le linee più ampie della situazione politico-sociale dell’Africa occidentale.
I contributi curati da Francesco Maria Spanò affrontano il tema dello smart working come esito inevitabile della rivoluzione digitale.